La Parrocchia di San Nicolò
Della chiesa sappiamo che probabilmente esisteva già alla fine del XIII secolo, ma la prima notizia certa della sua esistenza risale all’anno 1523, quando la Parrocchia di San Nicolò è citata per la prima volta nel catalogo ecclesiastico.
Nel 1577 si ha notizia di un primo rifacimento e della costituzione della Confraternita del Rosario.
Nel 1725 la chiesa è nuovamente ricostruita (costruttori Massiglia Michelangelo e Grezzi Antonio Maria).
Oggi la facciata della chiesa si presenta rivestita di travertino (1960 - 1961). Ai lati del portale si presentano due recenti affreschi del pittore Vignoli che raffigurano San Nicolò nell’atto di resuscitare i tre fanciulli e San Marziano.
Quest’ultimo fu il primo vescovo della diocesi di Tortona e a lui era dedicata una chiesa campestre, poi trasformata in Priorato - Commenda, edificata nella zona oggi detta di S. Marziano, definitivamente distrutta negli scontri collegati alla battaglia di Novi dell’anno 1799.
Sul lato della chiesa che dà sul cortile interno, un tempo cimitero parrocchiale, è murata la lapide che ricorda la ricostruzione di S. Marziano avvenuta nell’anno santo 1650 per volere dell’arcivescovo di Tessalonica (Salonicco) Cristoforo Signo, Prefetto del sacro Palazzo Apostolico di S.S. Innocenzo X.
Sulla parete che guarda a mezzogiorno (lato Via Tortona), è presente una stele marmorea ascrivibile al I secolo d.C. che costituisce una testimonianza della presenza romana nel territorio di Pozzolo.
Il campanile fu rialzato nell’anno 1911. Secondo alcuni furono lavori eseguiti per consolidarne unicamente la struttura, secondo altri, più maligni, per competere ad armi pari con il nuovo campanile della parrocchia di S. Martino.
All’interno l’edificio si presenta affrescato. La decorazione è da attribuirsi, per larga parte, al pittore lombardo Rodolfo Gambini attivo ai primi del ‘900 nell’alessandrino e in varie zone della Lombardia e della Liguria nonché autore degli affreschi eseguiti nella chiesa di S. Alessandro ad Alessandria che convinsero i pozzolesi ad avvalersi dei suoi servigi.
Nel presbiterio, a sinistra rispetto all’altare, il Gambini dipinse Gesù ed i fanciulli (la cena di Emmaus è del pittore Vignoli) a destra un Cristo nell’orto (la Deposizione è del Vignoli).
Da ammirare due tele di pregio: una Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto fra S. Vincenzo Ferreri e Maria di Magdala del pittore manierista novese G. B. Chiappe attivo nella prima metà del ‘700 (secondo altare a destra).
Nell’abside è invece un San Nicolò in Gloria del pittore Paolo Borroni (1749 - 1820). Il Borroni artista di cultura europea fu richiesto per ritratti privati e ufficiali dallo stesso Napoleone.
La balaustra in marmo di Carrara e rosso di Spagna del 1750, conserva un calice di argento fuso proveniente dal Priorato di S. Marziano. Calice che alcuni datano al 1700.
Ornano il parapetto della cantoria sita sulla porta d’ingresso tre scene tratte dall’antico testamento. Le pitture del 1864 rappresentano Giuditta e Oloferne, la caduta delle mura di Gerico ed il passaggio del Mar Rosso.
ganesimo e sulle eresie. Nella seconda zona si vede il santo ascendere al Paradiso e nella terza zona è la visione del Paradiso simboleggiata dalla S. Trinità.
Nell’edificio (III cappella a sinistra) sono conservate due tele settecentesche, recentemente restaurate e provenienti dall’Oratorio dei Rossi, rappresentanti l’una il martirio di S. Bartolomeo e l’altra una Madonna con Bambino.
Nella IV Cappella a Sinistra, sono visibili due pregevoli pitture su legno (‘700?) rappresentanti, quella di destra, S. Giovanni Battista (riconoscibile dall’Ecce Agnus Dei con cui indicò ai suoi discepoli il Cristo) e, quella di sinistra, San Paolo (nell’iconografia classica che lo ritrae stringente una spada, simbolo della sua predicazione incisiva e del suo passato di soldato romano).
Cenni su San Martino
Martino nacque in Pannonia, l’odierna Ungheria, nel 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino all’arruolamento nella guardia imperiale all’età di quindici anni.
A scuola Martino prese i contatti con i primi cristiani e iniziò a frequentare con assiduità le assemblee cristiane. La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra cui quella in cui Martino incontrò un povero al quale donò metà del suo mantello.
Fu a Poiters, a Milano e in Liguria (presso l’isola Gallinara).
Essendo vacante la diocesi di Tours nel 372 venne consacrato vescovo per unanime consenso di popolo.
Resse la diocesi per ben 27 anni e stremato dalla sofferenza e dalle fatiche morì a Candes l’11 di novembre dell’anno 397.
Nell’iconografia San Martino è raffigurato sul cavallo mentre taglia il suo mantello; in Francia, nelle chiese a lui dedicate, è rappresentato come vescovo che distribuisce elemosine ai poveri.